19 Lug 2013

La Commissione europea ha ricordato all’Italia che “a partire dal 2015 il trattato denominato Fiscal Compact entrerà in vigore, e quindi da quel momento e per i successivi 20 (venti!) anni l’Italia dovrà tagliare la spesa pubblica di 45 miliardi di euro ogni 12 mesi, in modo da riportare alla soglia del 60% il rapporto debito-pil”.
L’attuale governo guidato da Enrico Letta non riesce a trovare neppure il modo per tagliare 4 miliardi di euro della spesa pubblica per cancellare l’IMU e altri 4 miliardi per bloccare l’aumento dell’IVA.
La domanda nasce spontanea, come potrà – il prossimo governo – tagliare di 10 volte tanto la spesa statale OGNI ANNO PER 20 ANNI?
Vediamo come si potrebbe fare, ammesso, che un prossimo governo davvero intenderà provarci.
Ridurre di 900 miliardi di euro la spesa pubblica italiana di oggi equivalenti a 45 miliardi l’anno per 20 anni significherebbe:
ridurre del 50% le pensioni
licenziare almeno 2.000.000 di impiegati pubblici tra scuola, sanità, forze dell’ordine, e impiegati comunali e regionali.
cancellare ogni forma di assistenza sociale
ridurre di non meno del 40% tutti gli stipendi del settore pubblico.
In questo modo in 20 anni si ridurrebbe di 450 miliardi di euro la spesa dello Stato.
E gli altri 450 per arrivare ai suddetti 900 miliardi?
Semplice, andrà “rastrellata” dai risparmi dei cittadini in tasse sui patrimoni, incluso il conto alla Posta da 1000 (mille) euro.
Alla fine non serve un esperto economista per capire che tutto ciò porterebbe l’Italia a superare la di gran lunga Grecia quanto a devastazione. E giusto per ricordarlo, la devastazione è sorella della violenza, e sappiamo benissimo tutti che la violenza di massa si chiama GUERRA.
Tutto questo dovrebbe iniziare esattamente tra un anno e cinque mesi a partire da adesso ma, naturalmente, ci auguriamo che fino ad allora qualcosa possa cambiare.

06 Lug 2013

Troviamo davvero degno di nota l’articolo pubblicato da  Massimo Martinelli per “Il Messaggero” e riteniamo dover evidenziare, quindi informare, quanti non avessero ancora appreso del cosiddetto “AFFARE CAVA DI MASOcome lo chiamano gli investigatori che hanno messo insieme le operazioni immobiliari dei fratelli Degennaro degli ultimi anni.

Ci sembra appena il caso spiegare cos’è la “CAVA DI MASO”: è un cratere rettangolare e profondo scavato nel calcare di Bari, al centro del quartiere S.Rita. Riqualificata in tempi non troppo lontani, la cava ha funzionato come parco urbano fino al 23/10/2005, giorno in cui l’ultima grande alluvione nella storia della città ha colpito Bari. Quel giorno le acque del torrente Picone, in piena per delle precipitazioni di intensità straordinaria, riempirono letteralmente la cava, allagandola gradualmente e ricoprendo definitivamente con il fango i campetti da calcio, gli spogliatoi, il palco e tutte le altre strutture sul fondo della cava ricordando così che Bari è una città ad alto rischio idrogeologico. Il Torrente Picone è una delle tipiche “Lame” del versante orientale delle Murge, solchi torrentizi di origine carsica che dal gradone murgiano sfociano verso l’adriatico. Nelle lame, solitamente asciutte, scorre acqua solo in corrispondenza di eventi piovosi molto abbondanti. La Cava di Maso è posizionata in prossimità dell’alveo del torrente Picone, questo è il motivo per cui nel 2005 si è allagata. Le acque di piena di questo torrente infatti, giunte in territorio barese, lambiscono l’abitato di Carbonara (nei pressi in cui si trova la cava), per poi essere deviate da un canale collettore (costruito dopo la grande alluvione del 1926) e sfociare in mare in corrispondenza del quartiere San Girolamo.

Alla fine, nel giardino costruito dai fratelli Degennaro – scrive Martinelli – venne fuori una pozzanghera con l’acqua alta trenta metri. E intorno c’erano i palazzi di cittadini terrorizzati che quel piccolo lago provocasse una frana e anche il crollo delle loro case. Gli abitanti dei palazzi circostanti non videro più un parco quaranta metri più in basso. Ma un lago nel quale avrebbero potuto anche tuffarsi dal balcone: trenta metri d’acqua che si stava infiltrando nella parete di calcare sotto le loro abitazioni.

E’ per poter costruire opere del genere – continua Martinelli – che i Degennaro avevano voluto appoggiare il sindaco Michele Emiliano al comune di Bari. E sempre per questo motivo gli esperti dello stesso primo cittadino si mettevano le mani nei capelli.

Sulla CAVA DI MASO sono da tempo previsti lavori di bonifica e si discute sull’eventuale riempimento per trasformarla in parco pubblico da passeggio o destinato ad ospitare strutture sportive.

I lavori sarebbero dovuti terminare nel 2008, ma i successivi avvenimenti hanno progressivamente spostato la data in avanti.

Quanto tempo ci vorrà ancora per mettere la parola fine alla vicenda? Ma soprattutto, sarà necessario discutere del futuro della Cava, per evitare che resti soltanto un cratere in mezzo ai palazzi.

01 Lug 2013

Venerdì 28 Giugno 2013 dalle ore 21 nella Zona Industriale di Bari nelle vicinanze della Metro, Amgas, ex Carrefour (Viale Don Biagio Accolti Gil, 24)  si è svolto [Ri]Party una iniziativa di dell’Associazione Officine culturali WeCityLab.

Nel vuoto della zona industriale una comunità di creativi e un gruppo di imprese responsabili stanchi di aspettare il futuro e di delegare il cambiamento, si incontrano, si raccontano, fanno festa, condividono e sfidano la crisi. Idee, progetti e auto-produzioni in un format 100% open. Il futuro è di chi lo fa! Facciamolo insieme al [Ri]Party.

Una rete sociale in uno spazio reale e non più solo virtuale, organizzata da una comunità di creativi e da un gruppo di imprese responsabili, in una vecchia fabbrica di indumenti da lavoro degli anni ’70.

Il [Ri]Party è un’occasione per imparare, divertirsi, bere, mangiare e acquistare direttamente dai produttori locali idee e oggetti di design, con l’obiettivo di inventare e sostenere un’ecosistema creativo urbano, capace di rilanciare la sfida di un futuro possibile.

Per la tanta voglia di mettere in atto il proprio talento e spirito della condivisione, della “follia e fame del nuovo”, il gruppo “The Igors”, composto da Claudio De Pascale, Davide Penta e Guido Vincenti, si è esibito in concerto, e alle 24 e a seguire la musica elettronica “Arpino set”, a cura di Vito Arpino.

Il [Ri]Party è stata un’edizione sperimentale, desiderosa di diventare un appuntamento continuativo per la città e di riuscire nel tempo a creare una comunità attiva di persone che non aspettano il futuro ma lo fanno.