- BY Max Pellicani
- POSTED IN Lifestyle, Videos
- WITH 0 COMMENTS
- PERMALINK
- VIDEO POST TYPE
Troviamo davvero degno di nota l’articolo pubblicato da Massimo Martinelli per “Il Messaggero” e riteniamo dover evidenziare, quindi informare, quanti non avessero ancora appreso del cosiddetto “AFFARE CAVA DI MASO” come lo chiamano gli investigatori che hanno messo insieme le operazioni immobiliari dei fratelli Degennaro degli ultimi anni.
Ci sembra appena il caso spiegare cos’è la “CAVA DI MASO”: è un cratere rettangolare e profondo scavato nel calcare di Bari, al centro del quartiere S.Rita. Riqualificata in tempi non troppo lontani, la cava ha funzionato come parco urbano fino al 23/10/2005, giorno in cui l’ultima grande alluvione nella storia della città ha colpito Bari. Quel giorno le acque del torrente Picone, in piena per delle precipitazioni di intensità straordinaria, riempirono letteralmente la cava, allagandola gradualmente e ricoprendo definitivamente con il fango i campetti da calcio, gli spogliatoi, il palco e tutte le altre strutture sul fondo della cava ricordando così che Bari è una città ad alto rischio idrogeologico. Il Torrente Picone è una delle tipiche “Lame” del versante orientale delle Murge, solchi torrentizi di origine carsica che dal gradone murgiano sfociano verso l’adriatico. Nelle lame, solitamente asciutte, scorre acqua solo in corrispondenza di eventi piovosi molto abbondanti. La Cava di Maso è posizionata in prossimità dell’alveo del torrente Picone, questo è il motivo per cui nel 2005 si è allagata. Le acque di piena di questo torrente infatti, giunte in territorio barese, lambiscono l’abitato di Carbonara (nei pressi in cui si trova la cava), per poi essere deviate da un canale collettore (costruito dopo la grande alluvione del 1926) e sfociare in mare in corrispondenza del quartiere San Girolamo.
Alla fine, nel giardino costruito dai fratelli Degennaro – scrive Martinelli – venne fuori una pozzanghera con l’acqua alta trenta metri. E intorno c’erano i palazzi di cittadini terrorizzati che quel piccolo lago provocasse una frana e anche il crollo delle loro case. Gli abitanti dei palazzi circostanti non videro più un parco quaranta metri più in basso. Ma un lago nel quale avrebbero potuto anche tuffarsi dal balcone: trenta metri d’acqua che si stava infiltrando nella parete di calcare sotto le loro abitazioni.
E’ per poter costruire opere del genere – continua Martinelli – che i Degennaro avevano voluto appoggiare il sindaco Michele Emiliano al comune di Bari. E sempre per questo motivo gli esperti dello stesso primo cittadino si mettevano le mani nei capelli.
Sulla CAVA DI MASO sono da tempo previsti lavori di bonifica e si discute sull’eventuale riempimento per trasformarla in parco pubblico da passeggio o destinato ad ospitare strutture sportive.
I lavori sarebbero dovuti terminare nel 2008, ma i successivi avvenimenti hanno progressivamente spostato la data in avanti.
Quanto tempo ci vorrà ancora per mettere la parola fine alla vicenda? Ma soprattutto, sarà necessario discutere del futuro della Cava, per evitare che resti soltanto un cratere in mezzo ai palazzi.